Diritto alla disconnessione e smart working: facciamo chiarezza

In assenza di una normativa specifica sul diritto alla connessione, i leader devono comprendere i nuovi bisogni dei collaboratori e adottare soluzioni efficaci per gestire lo smart working senza compromettere la work-life balance dei dipendenti.
13/10/2022

Tra i molti problemi che la pandemia ha portato alla luce, il diritto alla disconnessione è fra quelli che impattano maggiormente sulla vita dei lavoratori, ma che non ha ancora trovato una definizione normativa precisa. L’unico punto di accordo riguarda la sua definizione, ossia una forma di tutela che consente al lavoratore di non essere sempre reperibile al di fuori dell’orario di lavoro, senza subire conseguenze economiche o disciplinari.

 

Eppure, il diritto alla disconnessione con il lavoro agile rappresenta una questione urgente per i lavoratori e le organizzazioni, con la necessità di trovare una situazione normativa definita per capire come gestire le esigenze di entrambe le parti. Le aziende tendono a concedere flessibilità in cambio di una maggiore disponibilità dei collaboratori, mentre i dipendenti desiderano usufruire del lavoro agile con adeguate tutele sul diritto alla disconnessione nello smart working.

 

Il diritto alla disconnessione in Italia

Al giorno d’oggi manca ancora una legge sul diritto alla disconnessione che tratti in modo specifico e chiaro tale questione; infatti, non è stata trovata al momento una forma di regolamentazione univoca. In Italia, infatti, la legge sul Lavoro Agile del 2017 demanda a un accordo fra le parti per “definire tempi di riposo, nonché le misure tecniche e organizzative necessarie per assicurare la disconnessione del lavoratore dalle strumentazioni tecnologiche”.

 

Si tratta di una situazione molto più semplice da gestire quando l’uscita fisica dall’ufficio determina una distinzione netta tra la vita professionale e quella personale, ma i cui confini si sono fatti via via più labili con l’introduzione generalizzata dello smart working. Anche il Protocollo sul lavoro agile parla abbastanza genericamente di fasce orarie, inclusa la possibilità di individuarne una in cui il dipendente non sia obbligato a rispondere al telefono o alle mail. Allo stesso tempo, viene affermato che il diritto si estende alle assenze legittime, quindi ai periodi di ferie, alle malattie o ai permessi.

 

Smart working e diritto alla disconnessione: il report di INAPP

Un’analisi interessante è quella condotta da INAPP1(Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche) sull’utilizzo e le prospettive dello smart working in Italia. In particolare, sul tema del diritto alla disconnessione, il rapporto evidenzia alcune problematiche su cui riflettere. Una di queste riguarda le paure degli italiani nei confronti dello smart working, nello specifico i timori legati alla difficoltà di far rispettare i propri diritti e mantenere le tutele garantite dalle forme di lavoro tradizionali.

 

Spesso, per mantenere i benefici della flessibilità viene percepito come necessario accettare comunicazioni fuori orario, un prezzo da pagare per ottenere la tanto agognata libertà di poter svolgere il proprio lavoro anche al di fuori dell’ufficio. Secondo il report di INAPP, il diritto alla disconnessione varia con il ruolo e il settore di appartenenza. Ad esempio, chi svolge attività commerciali o nei servizi usufruisce di meno pause e momenti in cui non è obbligato a essere reperibile rispetto a chi lavora in ambiti a elevata specializzazione o ricopre ruoli dirigenziali.

 

Inoltre, oltre la metà degli impiegati negli uffici esecutivi dichiara di avere una connessione sempre attiva, mentre al contrario i profili più tecnici e specializzati dichiarano percentuali inferiori. Questa analisi evidenzia come in Italia il diritto alla disconnessione sia particolarmente disuguale, frammentato ed esposto a numerose variabili. Sono in pochi a poter scegliere liberamente quando disconnettersi dal lavoro agile, soprattutto professionisti di alto profilo a cui viene concessa maggiore autonomia nella gestione della disponibilità lavorativa.

 

Il diritto alla disconnessione in Europa: si procede in ordine sparso

A confermare che la regolamentazione è tutt'altro che semplice c’è il fatto che finora i vari Paesi europei si sono mossi in "ordine sparso". La Germania non ha dato nessun indirizzo, demandando il tutto alla disciplina aziendale. La Francia, invece, che è stato il primo Paese a legiferare in materia di disconnessione nel 2016, ha una norma che riguarda solo le aziende sopra i 50 dipendenti, rimanda i dettagli alla contrattazione aziendale e non prevede sanzioni.

 

Questo impianto normativo è stato quasi "replicato dalla Spagna, che ha introdotto una norma simile nel 2020 prevedendo un approccio analogo a quello della Francia. Il Portogallo, al contrario, ha ribaltato l’impostazione e ha varato una norma che vieta ai superiori di inviare mail o chiamare fuori dall’orario di lavoro, ponendosi di fatto all’avanguardia nell’ambito del diritto alla disconnessione nel lavoro agile. Infine, il Belgio per ora tutela solo i dipendenti pubblici, motivando tale decisione con l’esigenza di preservare il loro equilibrio e la loro salute, ma dovrebbe estendere questa misura anche alle aziende private.

 

Un approccio diverso in merito al diritto alla disconnessione rispetto a quello adottato dagli altri paesi europei è quello dell’Irlanda. Invece di normare il problema, l’Irlanda ha deciso di provare a sensibilizzare aziende e persone attraverso una sorta di “galateo della disconnessione”, che prevede che il dipendente debba collaborare per consentire all’impresa di registrare il suo tempo di lavoro da remoto. Inviare mail fuori orario non è vietato, ma il messaggio dovrebbe essere scritto in modo da far capire chiaramente che non c’è urgenza di risposta e che si può rinviare il tutto al giorno seguente. Secondo il codice irlandese, il dipendente dovrebbe mandare un segnale di disconnessione, per esempio una risposta automatica alla mail.

 

L’Unione Europea sta cercando di mettere ordine fra tutti questi ordinamenti, tentando di individuare una normativa unica a livello comunitario per tutelare il diritto alla disconnessione nell’ambito dello smart working. In particolare, il Parlamento Europeo ha chiesto agli Stati membri di inserire il diritto alla disconnessione tra i diritti fondamentali dei lavoratori, inoltre ha chiesto alla Commissione Europea di presentare una proposta di Direttiva. L’obiettivo è definire le condizioni minime per esercitare tale diritto e i meccanismi per trattare le eventuali violazioni, una discussione ancora in atto che richiederà inevitabilmente del tempo.

 

L’importanza del diritto alla disconnessione per garantire un’adeguata work-life balance ai collaboratori

Quando le aziende adottano lo smart working e concedono maggiore flessibilità ai dipendenti, spesso quest’ultimi sono portati ad aumentare l’orario di lavoro e ridurre sensibilmente la distinzione tra la vita privata e quella lavorativa. Per evitarlo non solo è importante una normativa di riferimento, ma è necessario che i leader siano in grado di gestire correttamente il lavoro agile, definendo i criteri per l’utilizzo di forme di lavoro flessibili conforme alle leggi ma anche compatibili con i bisogni dei collaboratori.

 

In LHH siamo consapevoli che i dipendenti si aspettano di più dai loro leader, specialmente in un contesto di lavoro ibrido. Per questo mettiamo a disposizione un servizio di Executive Leadership Development & Coaching basato su un approccio human-centered, per supportare i leader in questo scenario complesso affiancandogli un coach esperto e fidato. Questo permette di aiutare i leader ad esprimere il loro pieno potenziale, ne aumenta la consapevolezza di sé e fornisce un sostegno fondamentale affinché possano realizzare i cambiamenti necessari.

 

Vuoi approfondire?

Da qualche anno il 22 febbraio si celebra la Giornata della disconnessione, un’occasione per riflettere su questa nuova abitudine che incide pesantemente sia sulla vita personale che su quella professionale. Scopri di più nel nostro articolo: Una giornata della disconnessione per riflettere sui rischi di dipendenza dalla rete.

 

 


1 Fonte: https://oa.inapp.org/handle/20.500.12916/3634