Brand reputation: cos'è e come renderla efficace
Il termine brand reputation è una definizione piuttosto complessa, considerando che la reputazione di un’azienda può essere facilmente intaccata anche da eventi apparentemente banali, ad esempio l’uso improprio e personale di un indirizzo e-mail o di un computer aziendale.
Se inizialmente il confine fra privacy del dipendente e interesse aziendale era reso sfumato dall’uso di strumenti inediti, adesso le norme e la giurisprudenza si sono fatte più precise e puntuali nel definire il limite dei modi di agire leciti, sia dal lato del dipendente che dell’azienda, stabilendo che il controllo del computer e della posta aziendale, ai fini della gestione del brand e della reputation, è comunque possibile, pur entro certi limiti. Tuttavia, aumentare la brand reputation di un’azienda significa anche mantenere sotto controllo gli eventuali utilizzi impropri degli strumenti digitali.
La mail aziendale si può controllare?
Una sentenza della Corte di Cassazione ha stabilito che è possibile per l’azienda controllare pc e telefoni per verificare il corretto comportamento di un dipendente, considerando che l’analisi della brand reputation include anche un eventuale uso improprio degli strumenti digitali.
I controlli però non possono essere svolti in ogni momento: per poter procedere, l’organizzazione deve aver informato il proprio collaboratore riguardo ai metodi di brand reputation management e della policy scelta in questo ambito, e deve aver ricevuto la conferma (per esempio con un messaggio di avvenuta lettura) che il dipendente abbia effettivamente preso visione della normativa aziendale.
Le verifiche non possono però essere continuative e generalizzate: è necessario che il lavoratore sia a conoscenza di quali dati l’azienda ritenga di dover controllare e anche quali sono le sanzioni per le eventuali violazioni.
Bisogna ricordare inoltre che non è solo questione di brand reputation: infatti, l’impresa può sempre accedere alla posta elettronica dei dipendenti, perché la sua consultazione può essere necessaria per finalità lavorative, per esempio in caso di assenza o malattia del collaboratore.
È comunque importante che chi si occupa del controllo sia a perfetta conoscenza della normativa: la presenza di un consulente o di un manager esperto è fondamentale per tutelare la brand reputation ed evitare errori di valutazione riguardo all’uso improprio degli strumenti informatici.
Blocchi sì, cronologia no
Anche l’utilizzo di Internet ha trovato nel tempo una sua regolamentazione: la giurisprudenza ha infatti stabilito che l’organizzazione può eventualmente bloccare l’accesso a siti che reputa dannosi in riferimento alla brand reputation online dell’azienda, o che potrebbero mettere in pericolo il sistema informatico aziendale, ma, al contrario, non può controllare le pagine visitate dai dipendenti utilizzando la cronologia.
Attenzione però alle attività sui social anche al di fuori dell’orario lavorativo: qualsiasi post o commento che possa in qualche modo ledere la brand reputation sui social media può essere sanzionabile.
Vi è un altro principio del nostro Codice Civile che entra in gioco in queste situazioni: gli articoli 2104 e 2105 stabiliscono l’obbligo di diligenza e fedeltà nei confronti del datore di lavoro; qualsiasi comportamento, anche digitale, che sia in contrasto con questi obblighi può essere sanzionato.
C’è quindi una regola base che vale la pena tenere in considerazione: la presenza sui social, per quanto possa essere considerata la libera espressione della personalità di ognuno, non può non tener conto dell’attività professionale e del ruolo che si ricopre.
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