Coaching in azienda: come farlo in modo efficace

Oggi, in un’azienda, il coaching è indispensabile per far crescere le persone, ascoltarne e capirne le esigenze. In un contesto sempre più complesso e competitivo, come è quello attuale, il ruolo del leader risulta più che mai decisivo, ma le caratteristiche di una leadership coaching efficace sono profondamente cambiate, così come le aspettative dei collaboratori.
18/10/2023

Un mentore, un business coach: un leader che sappia ascoltare e far crescere le persone. Per la leadership di oggi non bastano le competenze e l’esperienza: è necessario un vero e proprio percorso di coaching, per acquisire la capacità di coinvolgere, valorizzare e motivare i collaboratori. Con Cristina Strada, Senior Consultant di LHH, abbiamo approfondito questi aspetti e abbiamo indagato come il coaching professionale possa essere un valido alleato in questa trasformazione.

 

Nuove sfide, nuovo modello di leadership: cosa servirà ai leader del prossimo futuro?

Non c’è dubbio che siamo di fronte a un processo di cambiamento continuo che, per essere affrontato, richiede innanzitutto consapevolezza. Il leader deve essere profondamente conscio dei mutamenti in corso e delle trasformazioni necessarie per poter svolgere il proprio ruolo in un modo realmente efficace rispetto al contesto in cui agisce. La consapevolezza, dunque, è una condizione fondamentale, ma non sufficiente. Perché è probabile che ci sia condivisione del senso e delle motivazioni del cambiamento, ma quello che spesso manca è la trasformazione in azioni concrete e, soprattutto, la capacità di esprimere ai collaboratori i propri pensieri e le proprie emozioni.

Un processo non scontato, che non era previsto dai modelli di leadership tradizionali, e che quindi può essere difficile da affrontare. Per questo può essere opportuno offrire un supporto di leadership development per andare oltre lo stile di leadership precedente, più vicina a un’attività di micromanagement e soprattutto di coaching motivazionale, basata sul controllo dei collaboratori, per individuare nuove modalità. Ci stiamo muovendo verso un modello di servant leader capace di fare empowering delle proprie persone, di valorizzarle, di riconoscerne le caratteristiche e le potenzialità e di aiutare a svilupparle per raggiungere nuovi obiettivi. 

 

Coaching: che significato ha e perché può rappresentare un valido alleato per affrontare la trasformazione?

Il cambiamento ci spaventa, per questo tendiamo a resistere alle trasformazioni. Il contesto in cui ci troviamo richiede, invece, di muoversi con velocità, anche verso scenari inesplorati. In questo processo, con il coaching significa avere a disposizione uno strumento ideale per supportare i leader, perché lavora sulla consapevolezza e sull’espressione massima delle potenzialità di ognuno, anche di quelle inespresse.

Il coaching aziendale è un processo di trasformazione individuale per raggiungere un obiettivo, e proprio per questo è in grado di accompagnare i leader nei cambiamenti, anche repentini.

 

Il lavoro per obiettivi è parte del cambiamento

Sì, ed è un modello che richiede fiducia. È importante che il manager si fidi dei propri collaboratori, ma per riuscire a farlo deve prima conoscerli. In quest’ottica, è importante partire dall’ascolto delle proprie persone, dalla comprensione di cosa abbiano bisogno per raggiungere gli obiettivi, per poi responsabilizzarle rispetto al loro lavoro e ai risultati ottenuti.

Un altro aspetto centrale nella creazione di un rapporto basato sulla reciproca fiducia è l’engagement dei collaboratori, la creazione di uno spirito di squadra. Senza dimenticare la comunicazione, che a volte viene lasciata in secondo piano pur essendo assolutamente centrale: non si può condividere una visione che non viene diffusa con chiarezza a tutti i livelli aziendali.

 

Coaching Vs. Mentoring: quali consigli si possono dare a un leader che deve affrontare questo cambiamento?

Partirei da cose apparentemente semplici, ma a cui, proprio per questo, spesso non viene data la giusta importanza. Mi riferisco al fatto di essere presente, ad esempio sentendo periodicamente un collaboratore e chiedendo come stia, quali siano le eventuali difficoltà che sta riscontrando nel proprio lavoro quotidiano o, al contrario, gli elementi che ritiene particolarmente positivi. Un’azione banale, che però è il punto di partenza per potersi aprire a un confronto. Servono anche momenti di condivisione informali, per capire veramente come stanno andando le cose. E poi, come anticipavo, lavorare sull’ascolto e la valorizzazione delle persone, passare dal focus sul ruolo alla considerazione della persona. E abbandonare un approccio di micromanagement che non è efficace e, anzi, è controproducente.

I coach di LHH, grazie all’esperienza maturata in contesti estremamente sfidanti, possono supportare il processo evolutivo. Anche affiancando i manager negli inevitabili momenti di solitudine che caratterizzano la leadership. Momenti che possono diventare preziosi intermezzi, necessari per resettare il flusso delle informazioni e fare una sorta di autovalutazione. In questo, lo sguardo esterno del coach può essere importante e offrire prospettive inedite per proseguire il processo di cambiamento.

 

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