Contratto collettivo dirigenti industriali, come funziona

Come si pone il settore legal in merito ai cambiamenti in atto nel mondo del lavoro e del ricollocamento professionale, e in particolare al rinnovo del contratto per i dirigenti industriali? Lo scopriamo grazie a "Vox!", la rubrica di LHH in collaborazione con i più importanti avvocati giuslavoristi.
12/10/2022

Nell’aprile 2023 è stata rinnovata la parte economica del contratto per i dirigenti commercio, terziario e servizi: un’importante revisione che segue la precedente modifica alla parte normativa, avvenuta nel 2021. Un accordo di estrema importanza, che ha coinvolto circa 27mila dirigenti e 9 mila aziende appartenenti ai settori più significativi per l’economia italiana: commercio e distribuzione, così come servizi alle aziende, moda, lusso, turismo e automotive.

In sostanza, la recente revisione del contratto dirigenti commercio va intesa come il completamento dell’intesa siglata in precedenza. Con il rinnovo del 2021, tra l’altro, era stato introdotto il welfare aziendale e la gestione delle politiche attive, ed effettuate una serie di modifiche in riferimento alla gestione del preavviso e alla normativa Fondi ed Enti contrattuali.

È stata inoltre rilevante anche la modifica della possibilità di accedere ai servizi di Outplacement e di ricollocazione professionale per i dirigenti che perdono il posto di lavoro.

Ne abbiamo parlato con l’avvocato Alessandro Tonelli dello studio milanese Lavlex e con Cristiano Pechy, presidente di Aiso (Associazione Italiana Società di Outplacement).

 

Quali sono state le modifiche più significative del contratto dirigenti commercio del 2021?

Ci sono stati alcuni piccoli aggiustamenti in materia di preavviso, stabilendo per esempio che lo stesso ora scatta dal primo o dal sedicesimo giorno del mese. Inoltre, è stato assegnato un ruolo centrale al CFMT (Centro di formazione management del terziario) per quanto riguarda il welfare e la gestione delle politiche attive. Infatti, con la modifica dell’articolo 21 è stato aumentato il contributo annuo del datore di lavoro a questo fondo, che ora è di 290 euro rispetto ai 129 euro del contratto precedente, mentre resta invariato a 230 euro quello del dirigente.

Inoltre, è stato stabilito che, in caso di risoluzione del rapporto di lavoro a cui fa seguito un accordo transattivo o una conciliazione, fatte salve le ipotesi di licenziamento per giusta causa o di dimissioni volontarie, il datore di lavoro erogherà direttamente al CFMT un contributo di 2.500 euro per l’attivazione di programmi di politiche attive finalizzate alla ricollocazione del dirigente.

Il punto, però, è che viene contestualmente abrogato l’articolo 40, che invece prevedeva per il dirigente licenziato un “voucher outplacement” di 5mila euro, da utilizzare scegliendo una delle società specializzate aderenti ad Aiso, con cui era stata stipulata una convenzione.

 

Come giudica questa nuova previsione contrattuale? 

Riconosco che il nuovo contratto dirigenti-industria per il terziario conferma l’importanza del welfare aziendale per i dirigenti e i loro familiari. Però credo che in termini di sostegno alla transizione di carriera si potesse fare di più, soprattutto considerando il contesto in cui ci troviamo.

Siamo appena usciti da un periodo complicato come quello della pandemia, in cui peraltro l’orientamento dominante della giurisprudenza è stato quello di non inserire i dirigenti fra le categorie a cui si è applicato il blocco dei licenziamenti.

Non a caso, non potendo le aziende ridurre i costi in altro modo, abbiamo assistito a casi non isolati di licenziamento di dirigenti. Era proprio in un momento come questo che l’Outplacement avrebbe potuto essere uno strumento prezioso. Nel settore ci sono moltissimi dirigenti che non hanno mai cambiato azienda nella loro carriera, che hanno fatto il loro ultimo colloquio di lavoro magari venti anni fa, che non hanno idea di quello che serve oggi per rimettersi in gioco nel mercato del lavoro.

Lo si capisce anche dal fatto che spesso, in sede di trattativa, chiedono di monetizzare il contributo dell’Outplacement invece di utilizzare il servizio. Ma il contesto è profondamente cambiato, ricollocarsi è sempre più difficile e avere un supporto professionale può davvero fare la differenza. Nel mondo dei dirigenti manca ancora questa consapevolezza.

 

È un’occasione mancata?

Forse non del tutto, ma certo si poteva fare di più riconoscendo all’Outplacement un ruolo preminente nel pacchetto per le politiche attive per il dirigente, che rappresenta in quanto tale un fondamentale tassello della crescita del nostro Paese.

 

Cosa cambia concretamente per il dirigente licenziato?

Con il vecchio contratto nazionale dirigenti un dirigente di questo settore poteva scegliere la società di Outplacement con cui spendere il proprio voucher, in base alle proprie valutazioni, fra quelle iscritte all’Aiso e con una trentennale esperienza nel settore.

Ricordo che le principali società che servono servizi di Outplacement aderiscono all’AISO e supportano ogni anno la maggior parte dei dirigenti in Italia nella ricollocazione professionale con un tasso di successo superiore all’80% in circa sei mesi. Questi risultati sono possibili grazie all’esperienza maturata in più di trent’anni di attività in Italia.

La convenzione permetteva fra l’altro di ottenere un servizio altamente qualificato a un prezzo calmierato. In media a un dirigente ogni società dell’AISO dedica circa 50 ore di consulenza. Ora invece il contributo viene erogato direttamente a CFMT, interrompendo la precedente convenzione con l’AISO. Il dirigente, quindi, non potrà scegliere con chi intraprendere il proprio percorso di Outplacement e se l’azienda vorrà affiancarlo dovrà pagare interamente il servizio, in aggiunta al contributo da versare a CFMT.

In altri settori sono state fatte scelte diverse: è sicuramente da guardare con interesse l’iniziativa di Confindustria e Federmanager, che hanno istituito un Fondo Bilaterale (4Manager) per favorire l’erogazione al Dirigente Industria di un servizio di Outplacement. In questo caso all’azienda viene rimborsato direttamente parte del costo del servizio (3.000 euro), che è certificato dall’ente bilaterale e fornito da una società dell’AISO a scelta del dirigente.

In tal modo il dirigente è libero di poter scegliere la società cui rivolgersi, tra quelle certificate e nel rispetto del libero mercato. Una soluzione win-win esemplare, che incentiva l’uso di un servizio fondamentale per la ricollocazione, alleggerendo al contempo i costi dell’azienda.

 

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